Pillole di storia… 1

Il Velosolex è un bicimotore creato dall’azienda meccanica francese Solex. Prodotto originariamente in sei milioni d’esemplari circa, in diverse versioni, dal 1946 al 1988.
Il prototipo nel 1940 vantava un motorino a due tempi – una cilindrata di appena 0,038 litri – che trasmetteva il moto direttamente allo pneumatico anteriore, appoggiandosi sulla gomma. A causa della seconda Guerra Mondiale passarono altri sei anni per l’avvio della produzione in serie. Tempo in cui gli ingegneri e i tecnici perfezionano sempre di più la trasmissione e il telaio della bicicletta, con una produzione che vide poi il motore arrivare a 0,045 litri nel 1946.
Il velosolex ebbe così tanto successo che ancora oggi se ne vedono in giro per la Francia dove appassionati lo utilizzando quotidianamente o per vari raduni.
Ultimamente fu battuto all asta un esemplare di velosolex utilizzato da Steve McQueen in un film ad un cifra recordo per il suo attuale valore di mercato, tra i vari nomi spunta anche quello di Brigitte Bardot che ne possiede uno.

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Un’anno rivoluzionario, il 1968, ed un ciclomotore che lo fu altrettanto. Il Piaggio “Ciao” fu presentato a Genova l’11 ottobre 1967. La sua originalità sarà suggellata dalla longevità, tanto che il piccolo di casa Piaggio sarà prodotto ininterrottamente per quasi un quarantennio fino al 2006.
Anche se il designe era quello di una bici fu subito successo andava a sostituire sul mercato quelli che erano il mosquito e il velosolex, tra i modelli più importanti ce il c9 con fanale tondo e forcella rigida e lo special i primi due esemplari prodotti
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Travagliata fu la sua storia nel settore dell’auto. L’Innocenti si affaccia timidamente all’inizio degli anni ’60 nel settore tradizionalmente dominato in Italia da FIAT, e da produttori medio grandi e con marchi conosciuti quali: Lancia e Alfa Romeo (allora indipendenti).L’attività inizia nell’autunno del 1960 con il montaggio dell’Innocenti A40, ossia l’Austin A40 inglese assemblata su licenza in Italia con carrozzerie stampate a Milano. La prima presentazione “ufficiale” in Italia della A 40 reca la data del 21 ottobre 1960. L’avventura prosegue con lo stesso schema con la lussuosa berlina 4 porte IM3 la J4 e la I5, varianti più economiche della prima, che conoscono un discreto successo di mercato. La prima macchina di idea lambratese è la Innocenti 950 Spider, una piccola cabrio di impronta sportiva caratterizzata da una carrozzeria progettata in Italia, dalla Ghia, costruita a Lambrate e montata su organi meccanici inglesi (Austin-Healey Sprite): questo piccolo e grazioso spider viene presentato, assieme alla berlina A40, al Salone dell’Automobile di Torino nell’autunno 1960. Sarà seguito dalla versione coupé, con motore 1.100, prodotta in poche centinaia di esemplari.
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Con l’ingresso degli Stati Uniti d’America nella seconda guerra mondiale in seguito all’attacco giapponese di Pearl Harbor (dicembre 1941) HD ritornò a produrre, in grandi numeri, motociclette per le forze armate; i modelli prodotti erano la WLA e la XA: quest’ultima era sostanzialmente una copia della BMW utilizzata dalla Wehrmacht, come l’originale era dotata di un motore bicilindrico boxer raffreddato ad aria, realizzata in pochissimo tempo su pressante richiesta dell’esercito americano, in quanto i militari erano rimasti impressionati dalla semplicità e affidabilità della motocicletta tedesca. In totale la Harley-Davidson produsse durante il secondo conflitto mondiale 88.000 motociclette, ma di queste solo un migliaio circa furono delle XA (il che ne fa attualmente il modello H-D più raro dagli anni ’40). Vinta nel frattempo la Guerra, le moto prodotte in surplus e soprattutto quelle abbandonate dai soldati americani in Europa andarono ad alimentare il mercato post-bellico europeo: furono adottate infatti da molte forze armate e di polizia per anni e per alcuni aspetti contribuirono ad alimentare il sogno americano degli europei, oltre ad influenzare la tecnica produttiva delle case motociclistiche del Vecchio Continente.
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Appena scoppiò la seconda guerra mondiale l’esercito statunitense si rese conto della necessità di avere un piccolo autoveicolo a trazione integrale dotato di meccanica adatta all’uso in terreni difficili da usarsi come mezzo da ricognizione e collegamento. Questo mezzo fece la sua prima apparizione nel 1940, con il primo prototipo presentato dalla Bantam Car Company, il cui modello aprì la strada ai veicoli successivamente presentati dalla Willys e dalla Ford. Il bando venne vinto dalla Willys con la MB. La Willys-Overland depositò la domanda di registrazione del marchio “Jeep” nel febbraio 1943. Per diffondere e pubblicizzare il neonato nome Jeep la casa madre Willys incominciò a pubblicizzare il proprio modello enfatizzando l’importante contributo dato dalla vettura nel vincere la guerra.Nel dicembre 1944 la Willys registrò il nome “AgriJeep”, tuttavia nel 1945 mise in produzione la prima vera Jeep denominata ufficialmente Willys-Overland CJ (dove CJ stava a indicare Civilian Jeep, ovvero Jeep Civile) e commercializzata con lo slogan “Universal Jeep”, ed essendo l’unica azienda che produceva i veicoli “Jeep” dopo la guerra, alla fine furono concessi i diritti sul nome nel giugno 1950. Oltre alla Willys anche la King Features Syndicate ha tenuto i diritti sul nome “Jeep” per i loro fumetti dall’agosto del 1936.
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Nacque nel 1948, in un’Italia ancora stremata dalla guerra. La carenza di mezzi di trasporto era evidente, ma molti non potevano permettersi l’acquisto di un mezzo a quattro ruote.
Alla Piaggio venne l’idea di costruire un veicolo commerciale su tre ruote: un motofurgone derivato da uno scooter. Il primo modello fu costruito a partire dalla Vespa.
Le prime due serie erano quasi una Vespa a due ruote attaccata ad un rimorchio. In alcuni prospetti di vendita e in taluni mercati venne infatti pubblicizzato come VespaCar o TriVespa. Costava 170.000 lire.1948-1952 – Ape A: simile a una Vespa con cassone, motore di 125 cm³, cassone in legno, mozzo della ruota anteriore a sinistra del parafango e cambio a bacchetta.
1952-1956 – Ape B: molto simile all’ape A, da cui differisce per il motore di 150 cm³, per il cassone in lamiera stampata, per il mozzo ruota anteriore a destra e per il cambio a fili.
1956-1967 – Ape C: motore sempre di 150 cm³ ma profondamente rinnovata per tutto il resto. È la prima Ape a esser dotata di cabina chiusa e portiere (inizialmente previste come optional, ma divenute standard in pochi anni). Il motore funziona con miscela al 5% di olio e trova posto in cabina, sotto il sedile del guidatore. L’avviamento è manuale, ma può essere richiesto come optional il motorino di avviamento elettrico.
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È nel momento della prima ricostruzione postbellica che Pininfarina concepì la prima automobile di fama mondiale, la Cisitalia 202. Presentata nel 1947, fu la prima autovettura che ottenne l’onore di un posto in un museo, il MOMA di New York.
Da quel momento conosciuta in tutto il mondo, la Pininfarina ha disegnato lo stile di centinaia di autovetture, talune delle quali famose e rinomate. L’azienda è poi passata, a partire dal 1961, sotto la guida del figlio del fondatore, Sergio, designer di fama mondiale, che ha proseguito la ricerca sempre restando nel campo delle automobili.
Già negli anni cinquanta iniziò la collaborazione con case automobilistiche straniere, ad esempio la francese Peugeot con cui il rapporto continua anche ai giorni nostri.Sempre della fine degli anni ’50 è anche la trasformazione da struttura artigianale ad una vera realtà industriale. L’evento di passaggio è la produzione per conto della Alfa Romeo di 27.000 Giulietta Spider nata in Pininfarina ispirandosi, per il design dell’auto, alla Lancia Aurelia B24.
Il decennio 1960-1970 è quello che segna la creazione di alcuni tra i modelli più famosi, come l’Alfa Romeo Spider “Duetto”, la Lancia Flaminia, la Lancia Flavia coupé, la Dino 246 e le Fiat “124 Sport Spider”, “Dino Spider”.
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Alfredo Vignale, ex dipendente degli stabilimenti della Pininfarina, avviò la sua attività nel 1946 a Torino, costruendo “carrozzerie fuoriserie” (come si diceva allora) su telai Fiat, Lancia e Cisitalia. Da ricordare ad esempio le versioni coupé su telaio Fiat 1100E, Lancia Aprilia e lo spider Cisitalia 202. Costruitasi una solida fama, la Vignale iniziò anche l’attività di produzione di vetture prestigiose per la Ferrari, come la Ferrari 166, la Ferrari 212 Inter, la Ferrari 340 Mexico e la Ferrari 375 America, senza mai rinunciare a proporre varianti con “carrozzerie fuoriserie” di vetture anche di ampia diffusione. Risalgono a questo periodo i modelli Vignale della Fiat 500, 600 e della Lancia Appia. In quegli anni non mancarono neppure le collaborazioni con aziende straniere come la Triumph Motor Company.Nel 1961 la Vignale aumentò la produzione in serie di propri modelli, su pianali Fiat. A questo scopo venne costruito un nuovo stabilimento a Grugliasco, non lontano da Mirafiori.
Delle vetture prodotte in serie, la più celebre è senz’altro la “Gamine” del 1967 , una particolare versione spider della Fiat 500, impreziosita da una calandra con finto radiatore cromato e parafanghi separati, in stile anni trenta.
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La Killinger and Freund Motorcycle fu un tentativo nel 1935 da parte di un gruppo di cinque ingegneri tedeschi di Monaco di Baviera di progettare una versione più snella e modificata della motocicletta a trazione anteriore Megola Tedesca. La motocicletta presentava un motore a due tempi a tre cilindri integrato nella ruota anteriore, nella trasmissione e nella frizione, con sospensioni anteriori e posteriori più confortevoli. La razionalizzazione è stata importante in quanto l’aerodinamica è stata la prima priorità del team che ha voluto coprire tutte le parti mobili, la protezione da sporco e fango e uno stile elegante. Altre priorità erano che la motocicletta fosse multicilindrica e possedesse la trazione anteriore. Il loro design ha avuto successo.
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Resto a casa e… Viaggio nel tempo! 15

Ricordata come l’auto di James dean, sulla quald morì nel 1955. La Porsche 356 è un’automobile sportiva, sia coupé che cabriolet, prodotta dalla Porsche ininterrottamente dal 1948 al 1966. Può essere considerato il primo modello “di serie” prodotto dalla casa di Stoccarda.il progetto di una vettura sportiva sulla base della meccanica del Maggiolino, progettato qualche anno prima proprio dallo stesso Ferdinand Porsche.Finalmente nel 1953 venne creato il nuovo stemma della casa.La carrozzeria coupè era realizzata in alluminio nella sede di Gmund a mano con un mascherone in legno mentre le scoperte venivano allestite prima dalla carrozzeria Beutler di Thun, in Svizzera, e poi dalla carrozzeria Kastenhofer di Vienna. Questa prima versione riusciva a toccare i 140 Km/h. di velocità massima. Era il risultato del felice matrimonio tra l’emblema del Baden-Wurttemberg e la cavallina di Stoccarda.
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